La gente di Gaza, soprattutto i giovani, i ragazzi ed i bambini palestinesi per i quali era un amico, un compagno di giochi, un fratello maggiore, qualche volta, un padre, continueranno a vegliare la salma di Vittorio Arrigoni nella bara avvolta nel Tricolore ma anche nella bandiera Palestinese sino a domani quando dovrebbe lasciare per sempre quella terra e rientrare in Patria attraverso la frontiera con l’Egitto per evitare, anche da morto, di attraversare quel territorio ursupato e calpestato dai neonazisti che governano da oltre 60 anni quella parte di Palestina sottratta ai legittimi proprietari con l’avallo dell’ONU e della cattiva coscienza degli Stati che parteciparono a quella spartizione territoriale coatta quale atto risarcitorio nei confronti degli Ebrei perseguitati dai nazisti tedeschi.
Credo che il modo migliore per ricordare ed onorare la memoria di Vittorio, questo grande eroe umano, sia quello di pubblicare una delle cronache pubblicate nel suo blog e che fa parte del libro edito da “Manifestolibri” col titolo di “Gaza” a pag. 51:
“””FIONDE CONTRO BOMBE AL FOSFORO BIANCO”””
7 gennaio 2009
“””PRENDI DEI GATTINI, DEI TENERI MICETTI E METTILI DENTRO UNA SCATOLA””” mi dice Jamal, chirurgo dell’ospedale Al Shifa, il principale di Gaza, mentre un infermiere appoggia per terra dinanzi a noi proprio un paio di scatoloni di cartone, coperti di chiazze di sangue. “””SIGILLA LA SCATOLA, QUINDI CON TUTTO IL TUO PESO E LA TUA FORZA SALTACI SOPRA SINO A QUANDO SENTI SCRICCHIOLARE GLI OSSICINI, E L’ULTIMO MIAGOLIO SOFFOCATO”””. Fisso gli scatoloni attonito, il dottore continua “””CERCA ORA DI IMMAGINARE COSA ACCADREBBE SUBITO DOPO LA DIFFUSIONE DI UNA SCENA DEL GENERE, LA REAZIONE GIUSTAMENTE SDEGNATA DELL’OPINIONE PUBBLICA MONDIALE, LE DENUNCE DELLE ORGANIZZAZIONI ANIMALISTE…””” il medico continua il suo racconto e io non riesco a spostare un attimo gli occhi da quelle scatole poggiate ai miei piedi. “””ISRAELE HA CHIUSO CENTINAIA DI CIVILI IN UNA SCUOLA COME IN UNA SCATOLA, DECINE DI BAMBINI, E POI L’HA SCHIACCIATA CON TUTTO IL PESO DELLE SUE BOMBE. E QUALI SONO STATE LE REAZIONI DEL MONDO? QUASI NULLA. TANTO VALEVA NASCERE ANIMALI, PIUTTOSTO CHE PALESTINESI, SAREMMO STATI PIU’ TUTELATI”””.
A questo punto il dottore si china verso una scatola e me la scoperchia davanti. Dentro ci sono gli arti mutilati, braccia e gambe dal ginocchio in giù o interi femori, amputati ai feriti provenienti dalla scuola delle Nazioni Unite Al Fakhura di Jabalia, più di cinquanta finora le vittime. Fingo una telefonata urgente, mi congedo da Jamal, in realtà mi dirigo verso i servizi igienici, mi piego in due e vomito. Poco prima mi ero intrattenuto in una discussione con il dottor Abdel, oftalmologo, circa i “rumors”, le voci incontrollate che da giorni circolano lungo tutta la Striscia secondo le quali l’esercito israeliano ci starebbe tirando addosso una pioggia di armi non convenzionali, vietate dalla Convenzione di Ginevra. Cluster bombs e bombe al fosforo bianco. Esattamente le stesse che l’esercito di Tsahal utilizzò nell’ultima guerra in Libano e l’aviazione USA a Falluja, in violazione delle norme internazionali.
Davanti all’ospedale Al Awda siamo stati testimoni (e abbiamo filmato) dell’utilizzo di bombe al fosforo bianco, cadute a circa cinquecento metri da dove ci trovavamo, troppo lontano per essere certi che sotto gli Apache israeliani ci fossero dei civili, ma tremendamente troppo vicini a noi. Il Trattato di Ginevra del 1980 prevede che il fosforo bianco non debba essere usato direttamente come arma di guerra nelle aree civili, ma solo come fumogeno o per l’illuminazione. Non c’è dubbio che utilizzare quest’arma sopra Gaza, una striscia di terra dove si concentra la più alta densità abitativa del mondo, è già un crimine a priori.
Il dottor Abdel mi ha riferito che all’ospedale Al Shifa non hanno la competenza militare e medica specialistica per comprendere se alcune ferite di cadaveri che hanno esaminato siano state prodotte effettivamente da armi illegali. A detta sua però, in venti anni di mestiere, non ha mai visto casi di decessi come quelli portati all’ospedale nelle ultime ore. Mi ha spiegato di traumi al cranio, con fratture a vomere, mandibola, osso zogpmatico, osso lacrimale, osso nasale e osso palatino che indicherebbero l’impatto di una forza immensa sul volto della vittima. Quello che, dal suo punto di vista è totalmente inspiegabile, è la totale assenza di globi oculari, che anche in presenza di traumi di tale entità dovrebbe rimanere al loro posto, almeno in tracce, all’interno del cranio. Invece stanno arrivando negli ospedali palestinesi cadaveri senza occhi, come se qualcuno li avesse rimossi chirurgicamente prima di consegnarli al coroner.
Israele ci ha fatto sapere che da oggi ci è generosamente concessa una tregua ai suoi bombardamenti di 3 ore quotidiane, dalle 13 alle 16. Queste dichiarazioni dei vertici militari israeliani vengono prese dalla popolazione di Gaza con la stessa fiducia di quella dei leaders di Hamas quando dichiarano di aver fatto strage di soldati nemici. Sia chiaro, il peggior nemico dei soldati di Tel Aviv sono gli stessi combattenti sotto la stella di Davide. Ieri una nave da guerra, al largo del porto di Gaza, ha individuato un nutrito gruppo di guerriglieri della resistenza palestinese che si muoveva compatto intorno a Jabalia e ha cannoneggiato. Erano invece dei loro commilitoni, risultato: 3 soldati israeliani uccisi, una ventina i feriti. Alle tregue sbandierate da Israele qui non ci crede ormai nessuno, infatti alle 14 di oggi Rafah era colpita dall’aeronautica e a Jabalia l’ennesima strage di bambini: tre sorelline di 2,4 e 6 anni dedlla famiglia Abed Rabbu.
Sempre a Jabalia una mezz’ora prima erano le nostre ambulanze sotto attacco. Eva e Alberto, miei compagni dell’Ism, che si trovavano a bordo, hanno videodocumentato l’accaduto, passando poi i video e le foto ai maggiori media. I cecchini israeliani hanno gambizzato Hassan, fresco di lutto per la morte del suo migliore amico, Araf, il paramedico ucciso due giorni fa mentre soccorreva i feriti a Gaza City. I miei compagni sull’ambulanza della mezza luna rossa, che si erano fermati a raccogliere il corpo di un ferito agonizzante in mezzo alla strada, sono stati bersagliati da una decina di colpi. Un proiettile ha colpito alla gamba Hassan e ridotto l’ambulanza a un colabrodo.
Andando verso l’ospedale di Al Quds, correndo su uno dei pochi taxi temerari che zingzagando ancora sfidano il tiro a segno delle bombe, ho visto fermi a un angolo di strada un gruppo di ragazzini sporchi, coi vestiti rattoppati, tali e quali ai nostri <“sciuscià” del dopoguerra. Con delle fionde lanciavano pietre verso il cielo, in direzione di un nemico lontanissimo e inavvicinabile che si fa gioco delle loro vite.
La metafora impazzita che fotografa l’assurdità di questi tempi e di questi luoghi. RESTIAMO UMANI “””
(I bambini morti di cui si parla nell’articolo)
(Vittorio amico dei più indifesi)
Ciao, Vittorio!!!
Commenti
Le foto e il racconto testimoniano più di mille discorsi. Gli interventi di Vittorio Arrigoni ci hanno aperto gli occhi sulla situazione dei palestinesi di Gaza, peccato che sia finito così, una bella anima, un testimone prezioso, un figlio strappato alla madre, per un pretesto così assurdo, vittima di quel mondo dilaniato dalla guerra che lui sperava di liberare dal giogo.
Un saluto e un invito a restare umani, sempre.
Bel Post! Omaggio doveroso a Vittorio, leggerò con calma..