chi ha paura di virginia woolf?
Dacchè ho avuto il dono del decifrare i grafemi per tradurli in suoni – sì, insomma, dal momento in cui ho iniziato a leggere 😀 – ho sempre avuto nei confronti di quel che mano a mano cominciava a costituire il bagaglio di parole utili, una sorta di reverenzialità, di rispetto nei mondi possibili trovati, in quello che è descritto. Immergersi in un libro che racconta di fatti, di persone e di luoghi anche, costituisce il viaggio surrogato, il traslato delle sensazioni ed emozioni che emozionano a loro volta, quasi che per una simbiosi o per un principio di vasi comunicanti, dove posto il lettore in comunanza del leggere, si ha un travaso di sapienza da uno all’altro, con l’effetto che cambiando spesso il lettore, così si augura colui che scrive, cambia anche il senso del passaggio, diversa l’interpretazione e il sentire. In quei romanzi, dove oltre i caratteri si…
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