“Sarà vulnerabile all’accusa di volere i voti di un elettorato al cui giudizio non è disposto a presentarsi personalmente”. Era il penultino giorno del 2012 quando l’Economist, ha cambiato parere su Monti e lo ha castigato con un articolo (qui) in cui lo accusa di aver fatto pasticci mettendosi con i centristi, accettando il doppio binario per Camera e Senato e rinunciando a candidarsi direttamente. Due settimane dopo averlo lanciato come leader “fit” per l’Italia il settimanale inglese, portabandiera del liberismo, lo scopre machiavellico (ci mancherebbe) e indeciso. E in più lo accusa di aver perso Passera che di marketing se ne intende, il che ci fa capire come questo giornale sia una specie di portineria del mondo finanziario, aperta a tutti gli spifferi.
Ora ci si potrà compiacere o meno di questa “rivoluzione” di giudizio se non che essa appare inesplicabile alla luce della ragione: all’Economist…
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