Negli ultimi vent’anni non si sono inventate parole nuove, spesso alle vecchie si è semplicemente aggiunto il prefisso “post”. Alle volte semplicemente per rendere accettabile l’inaccettabile, come accade per i postfascisti di Casa Pound che sono sempre i vecchi fascisti, anche peggio, ma che con l’aggiunta possono aggirare l’accusa di ricostituzione e ricevere le ricche donazioni del camerata Alemanno o degli altri post sparsi per l’Italia.
Ma assai più spesso il prefisso serve semplicemente a nascondere l’incapacità di definire il nuovo o di inserirlo dentro una più acuta percezione della realtà. Postindustriale, postmoderno, postrivoluzionario, postmarxista e quant’altro sono in realtà dei vuoti di definizione, denunciano un disorientamento invece che un’elaborazione e un salto di realtà: si riferiscono al prima non potendo comprendere il presente e soprattutto non avendo una progettualità per il futuro come se il tempo si fosse fermato.
Finora tutto questo è rimasto in ombra, spesso volutamente, grazie…
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