Mariaserena Peterlin per il Simplicissimus
Sono cresciuta con l’Italia che usciva dalla distruzione della seconda guerra mondiale e l’ho amata, senza nazionalismo, per tanti motivi, ma anche perché mi sembrava bella.
Il paese era molto giovane, le città costruivano quartieri nuovi, il paesaggio si innervava di nuove strade a autostrade e viaggiare si faceva entusiasmante; la gente aveva fiducia nel futuro e si impegnava con l’orgoglio di chi si sente utile parte di una società. Il lavoro era faticoso e molte delle successive conquiste sindacali non esistevano ancora. I muratori salivano sulle impalcature senza protezioni e con in testa un cappello fatto di carta di giornale che non riparava che da un po’ di polvere, ma cominciavano ad essere consapevoli di essere soggetti civili e non solo oggetti o strumenti di lavoro. Il medico condotto veniva a visitare a casa bambini, adulti e vecchi; e ritornava a vistarli finché non…
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